THE PAPERWALL
Installation-based performance, 2019
Concept
Un'installazione pittorico-performativa che ho sviluppato con sessioni quotidiane per due settimane durante una residenza al Museo Macro di Roma. L'installazione inizia con la costruzione di un muro simbolico, realizzato assemblando moduli di cartone trovati per caso in rete, la cui forma sinistra - che sembrerebbe frutto dell'inconsapevolezza del produttore - si adatta perfettamente al concetto dell'opera. Il Muro, qualunque sia il suo colore, la sua latitudine e la sua sostanza, materiale o mentale, è un'idea diabolica: oltre a tenere fuori gli indesiderati, imprigiona le persone all'interno. Il Muro, quindi, ha un doppio valore: separazione dall'esterno e controllo dell'interno.
Questo principio ha la sua manifestazione plastica nella seconda fase dell'opera, quando, all'interno dell'area circoscritta dal Muro, ho segnato il territorio con i colori, i simboli e le forme della bandiera americana. In questa fase, sono stata "assistita" da alcuni piccoli robot che hanno interagito con l'installazione. Quelli che ho posizionato all'interno del Muro, dotati di pennarelli neri, contribuiscono e allo stesso tempo interferiscono sempre con il mio disegno, ma tendono anche ad espandere le loro traiettorie casuali, finendo inevitabilmente ai confini, dove attaccano i mattoni di cartone cercando una via d'uscita. La performance si sviluppa poi nel mio tentativo di continuare il disegno, mentre nel frattempo cerco di monitorare il comportamento dei robot, riportandoli all'interno del perimetro fissato quando riescono a uscire, e riparando i cedimenti del muro: una danza goffa e laboriosa in cui si consuma la natura grottesca del controllo.
Se si volesse vedere un senso nel comportamento meccanico di questi dispositivi inconsapevoli, si potrebbe dire che il Muro è una prigione, prima di essere un ostacolo, e che paradossalmente colpisce prima di tutto coloro che sono all'interno. Perché nessun sistema meccanico o biologico, semplice o complesso, programmato per espandersi, può essere trattenuto all'interno di un'area chiusa e circoscritta. Da una parte abbiamo il Muro, dall'altra un'entropia inarrestabile e imponderabile.
Alla fine della performance, il muro è stato completamente demolito dai robot, e un grande disegno (600cmX560cm) è stato prodotto, composto da 48 pannelli singoli di cartone bianco (100cmX70cm).